Sie ora cala sie ore cresse cantano i Batistococo pensando a via delle Bagasce sommersa dall’acqua. Quel giorno rientravo a casa e, imboccata via Fiume, pensai alla curiosa esattezza di quel nome mentre sguazzavo infreddolito e mezzo assonnato. Con l’acqua alle caviglie giunsi finalmente a casa, per strada un silenzio innaturale…stupore, paura, rabbia, rassegnazione o chissà cos’altro. Solo una voce, nel mio orecchio, una voce cinica che ripeteva…“Sarà il caso di costruire un Mose pure all’imboccatura della Vempa”. Una volta a casa mi accorsi che non c’era elettricità quindi niente doccia calda…benissimo. Mentre mi asciugavo la mia mente corse a via Fiume e all’acqua sopra il marciapiede…“Chissà” mi dissi, “forse in questa strana giornata i nomi delle vie sono rappresentative di cosa lì accade”. Presi lo stradario e cercai se esisteva via Ciccetta-giovane-umida-e-agratis…ma nulla, non avevo proprio fortuna.
Di quella giornata un’immagine su tutte. Davanti ad un call center ed a un mini market (entrambi gestiti da arabi) due dipendenti, braghe su e piedi scalzi, raccoglievano secchiate d’acqua direttamente da via delle Bagasce, per poi utilizzarla per ripulire l’interno dei locali: l’igiene prima di tutto.
La terraferma sommersa…la vendetta di Venezia…ironia della sorte…contrappasso di dantesca memoria. E se fosse la terraferma a dover affondare?...Venezia sghignazza dal suo equilibrio precario…barcolla, ondeggia, ma non cede. La terraferma invece accusa il colpo…magari la prossima volta sarà quella buona…le onde che cancellano la terraferma e me con essa…che ben!...due piccioni con una fava.
